Lo fa sposando senza critiche l’accordo che sarà sottoscritto stamattina all’Aia al vertice dei capi di Stato e di governo dei 32 Paesi della Nato, spiegando ai suoi che l’aumento al 5% del Pil delle spese per difesa e sicurezza è necessario e «giusto», come sostiene anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, e che sono state accolte le principali richieste italiane: la spalmatura su dieci anni, la distinzione tra il 3,5% per la difesa in senso stretto e l’1,5% per la sicurezza (in senso più che ampio), l’assenza di obblighi di incremento annuali e la revisione degli impegni al 2029. Attivare la clausola nazionale di salvaguardia per le spese in difesa, come ha già fatto la Germania di Friedrich Merz, per noi è impossibile e limitarsi ad accrescere le spese ci impedirebbe per sempre l’uscita dalla procedura (lo ha stimato l’Upb: il debito avvierebbe la sua discesa in rapporto al Pil solo nel 2041 e il deficit resterebbe sopra il 3% fino al 2029). Ha tolto Meloni dall’imbarazzo anche la telefonata durissima del presidente Usa al premier israeliano Benjamin Netanyahu: le ha dato modo di rinnovare a Trump sia il supporto al rilancio del negoziato con l’Iran sul nucleare sia la richiesta del cessate il fuoco a Gaza, da cui il titolare della Farnesina ha annunciato la partenza, direzione Italia, di 11 persone, comprese due dottoresse attese al Gemelli e all’Università per stranieri di Siena.
Author: di Manuela Perrone, inviata a L'Aia
Published at: 2025-06-25 10:40:00
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