Qui, innestandosi su un lungo lavoro di rigenerazione urbana svolto dal Cisim, tre anni fa è decollato un progetto di teatro di comunità, che coinvolge la popolazione, dai bambini ai giovani agli adulti, spingendola tuttavia non a confrontarsi con la propria storia o il proprio vissuto (come in casi analoghi) ma piuttosto a guardarsi in uno specchio distante, alto ed estraneo almeno a prima vista, dentro cui ritrovare da una diversa prospettiva i problemi, piccoli e grandi, che assillano da sempre l’umanità, le domande che l’uomo si fa da sempre: sulla vita, il male, il bene, il dolore, la felicità, la sopportazione, la convivenza con gli altri. A chi altri, infatti, se non a dei bambini, affidare in maniera credibile gli ammaestramenti del dio, ormai così difficili da comprendere per noi occidentali adulti, educati a una razionalità di piccolo cabotaggio, che confonde il giusto con l’utile personale, il reale con il visibile e il vero con le nostre credenze? Partendo da quella che Schopenhauer considerava “l’opera più istruttiva e sublime che esista al mondo” (adattata come al solito da Tahar Lamri), il Grande Teatro di Lido Adriano ha confermato una volta di più quanto possa diventare potente il gioco del teatro, nonostante la sua apparente fragilità, nell’aiutarci ad affrontare le tragedie che incombono sulla nostra devastata quotidianità.
Author: Marco De Marinis
Published at: 2025-07-16 06:01:45
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