Parliamo di più di 2 milioni di persone, sparse a macchia di leopardo soprattutto nel Mezzogiorno, dove l’incidenza è il 43,6% contro il 14,3% al Nord e il 26,2% al Centro. Sono smanettoni che pubblicano su diversi profili materiale di propaganda, capaci di nascondere le loro tracce (non abbastanza, per fortuna), che dopo essere stati contattati via chat su Telegram o Whatsapp dai soliti cattivi maestri - come un mullah detenuto in Norvegia o un miliziano di Daesh - e convinti a compiere attentati, a fabbricare bombe grazie ai tutorial trovati in rete, pronti al martirio in nome di un giuramento di lealtà e di appartenenza alla fede islamica che spesso non conoscono fino in fondo, quanto basta però perché l’adesione religiosa e la loro radicalizzazione suoni nelle menti di questi ragazzi fragili come un riscatto da un’esistenza altrimenti priva di stimoli. Le indagini durano anni, partono da segnali di fragilità psicologica e problemi relazionali - segnali di rischio jihadismo abbastanza ricorrenti - che le agenzie educative cercano di intercettare (uno di loro era stato individuato dai servizi sociali e introdotto invano in un programma educativo e riabilitativo per la de-radicalizzazione) ma l’aumento vertiginoso dei casi è un segnale che non può essere sottovalutato.
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Felice Manti)
Published at: 2025-07-14 12:10:35
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