L’aumento delle spese militari italiane si inserisce in un trend decennale di crescita globale degli armamenti, come certificato dal SIPRI, ma invece di ridurre i conflitti armati nel mondo – come vorrebbe l’obsoleto adagio che se vuoi la pace devi preparare la guerra – il Censis riconosce che essi sono proliferati: dagli 86 registrati nel 1989 siamo passati a 184 nel 2024. Infatti, secondo il Censis – che non si limita a fotografare dati e opinioni, ma le giudica – la questione da sottolineare non è che la deterrenza armata non funzioni (se non per i profitti dell’industria bellica) perché alimenta anziché eliminare i conflitti armati, ma l’impreparazione della società italiana alla guerra: “Una impreparazione culturale e psicologica” che non riesce a concepire la guerra come ineluttabile, “ritenendo ancora” – aggiunge – “di poterla aggirare con astuzie politico-diplomatiche”. Il Censis, ignorando che il ripudio della guerra non è “un’astuzia” ma un Principio fondamentale della Costituzione, bacchetta la società italiana perché “indugia in un neutralismo autoreferenziale, inadatto a un’epoca segnata dal ritorno prepotente della politica di potenza come fattore essenziale dell’azione degli Stati a livello globale: un orizzonte minaccioso in cui la soluzione bellica diventa ordinaria”.
Author: Pasquale Pugliese
Published at: 2025-07-22 06:02:29
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