Da quel momento, alla ricercatrice si è aperto un mondo che non conosceva in maniera così approfondita, pur avendo vissuto a lungo nel Paese: “Pur sapendo delle discriminazioni delle popolazioni nomadi del nord, fino al 2023 io stessa ignoravo la vastità e la ciclicità del dramma dei tuareg del Mali – spiega – Nell’agosto di quell’anno amici della regione di Timbuctu e Kidal mi hanno chiamata dicendomi che stavano scappando in Mauritania. Ma se nel distretto di Timbuctu ci sono un 45% di songhoy (l’etnia sedentaria che per secoli ha convissuto pacificamente coi tuareg) e un 25% di tuareg, nel campo di M’Bera i tuareg sono il 55%, seguiti da ‘arabi’ (popolazioni di origine nordafricana) col 29%, peul col 12% e solo un 4% di altre appartenenze. Spiega la ricercatrice: “Secondo le informazioni locali, ci sono qualche decina di tuareg in EIGS e solo qualche centinaio di combattenti tuareg si trovano ancora in JNIM, gruppo jihadista ora a dominanza peul, ma nel quale ormai si trovano anche bambara (l’etnia maggioritaria del sud del Mali) e persino stranieri, come sudanesi, houssa dal Niger, siriani, algerini, saharawi, libici e pure alcuni europei di al-Qaida.
Author: Giusy Baioni
Published at: 2025-07-16 06:11:55
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