Quando la Russia invase l’Ucraina, il comune di Milano annullò l’invito a Valerij Gergiev, forse il miglior direttore d’orchestra del pianeta, incaricato di dirigere la Sesta di Ciajkovskij alla Scala. Fu proprio in Crimea (territorio ucraino prima che i russi se la prendessero con le armi), dove s’era arruolato volontario, che Tolstoj cominciò a maturare i suoi convincimenti sulla guerra e sugli uomini, poi riversati in quell’enormità che è Guerra e Pace. Un saggio molto bello di Nicola Chiaromonte, Credere e non credere (1971), arriva a sostenere che, per la totale demitizzazione della guerra, per la sua sottrazione al glorioso volere di un Dio o della Storia o del Destino, per la sua riduzione a fatto casuale, miserabile, crudele e figlio dell’arroganza, Guerra e Pace è il secondo grande poema occidentale sulla forza, perché della forza comprende fino in fondo la natura effimera.
Author: Mattia Feltri
Published at: 2025-03-31 23:00:00
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