The Librarians, il documentario di Kim A. Snyder, titolo di punta del Film Festival dei Diritti Umani di Lugano (FFDUL, dal 12 al 19 ottobre), è un inquieto affresco su quella che pare una battaglia, almeno per noi italiani, di difesa del sano principio democratico della libertà di parola e, ci si permetta, di lettura. Snyder usa le bibliotecarie (tutte donne, e tutte bianche peraltro ndr) come soggetto politico del racconto, fa incarnare ad ognuna di loro contraddizioni socio-culturali familiari, e grazie al loro impegno etico disegna per riflesso questa sorta di potere sordo e sotterraneo che più che bruciare libri in piazza (bisognerebbe andarci piano sia con i roghi nazisti che con soprattutto il Bradbury di Fahrenheit 451) li fa in alcuni casi mettere nelle scansie più nascoste, in altri li etichetta con la targhetta arcobaleno rendendo predominanti i titoli a sfondo religioso, in altri ancora li copre con grossi cartoni o strisce di divieto. Come la frase di Eisenhower sulla libertà di pensiero e lettura che non viene declamata per intero oppure come viene “riassunto” il caso Board of education di Island Tree vs. Pico del 1982 quando la Corte Suprema dovette decidere se il consiglio scolastico potesse vietare La scimmia pensa di Desmond Morris e Mattatoio n.5 di Kurt Vonnegut, ritenuti “antiamericani e osceni”, e scelse sostanzialmente di non decidere con un verdetto ambiguo e in pareggio.
Author: Davide Turrini
Published at: 2025-10-13 13:11:13
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