Strappo, vertici e gelata finale. Una trattativa sull'ottovolante

Strappo, vertici e gelata finale. Una trattativa sull'ottovolante


L'Ue ci si è trovata sopra ob torto collo, cercando in corsa di individuare l'altezza giusta dove farlo fermare; provando a capire se quello celebrato dal tycoon come Liberation Day, e i dazi «reciproci» come addio a presunte scorrettezze di partner commerciali «che si sono approfittati di noi», fosse davvero un punto di rottura con lo storico Vecchio continente alleato; o solo l'ennesimo annuncio a uso e consumo della propaganda Maga con l'idea di far cassa in dogana e rilanciare l'industria statunitense, pur sapendo che il deficit commerciale non dipende dalla presunta rapacità Ue sul mercato, né dalle tariffe, ma da quanto l'America consuma rispetto a quanto produce. Bruxelles, ottenuto il congelamento di 90 giorni dei «reciproci», ha scelto di non rispondere a quelli su auto, acciaio e alluminio e 10% su merci Ue; ha proposto zero dazi sui beni industriali; ha sospeso il «bazooka» pronto a colpire icone del Made in Usa come Harley-Davidson e Levi's e prodotti provenienti da Stati che hanno votato Trump per far sentire al tycoon i morsi dei sondaggi che sui dazi non lo premiano. Ma nonostante i ramoscelli di ulivo portati a Washington anche dal commissario Sefcovic, dalla telefonata a Trump del neocancelliere Merz il 9 maggio con l'idea «zero tariffe Ue-Usa», fino al trilaterale del 18 maggio a Palazzo Chigi tra il vicepresidente Usa Vance, Meloni e Von der Leyen con cui sembrava fatta la pace Usa-Ue, il dialogo non è decollato.

Author: redazione@ilgiornale-web.it (Francesco De Remigis)


Published at: 2025-05-24 03:00:02

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