Uno studio durato alcuni anni in cui Mercalli ha lavorato, intrecciandoli e confrontandoli, da un lato “gli archivi culturali – le tracce che ci sono rimaste nelle opere più varie della letteratura, esplicite ma non sempre vere (l’annalistica, le cronache storiche, i documenti notarili che riportavano di come la popolazione fosse esonerata dal pagare le tasse dopo un alluvione); dall’altro, i dati di tipo biogeochimico: i pollini fossili, gli anelli di accrescimento degli alberi, le variazioni dei ghiacciai, i sedimenti lacustri, le torbiere, le grotte, le stalattiti”. È un periodo lunghissimo in cui l’Italia era abitata da tribù di homo sapiens che hanno visto una geografia opposta e completamente diversa da oggi: 24mila anni fa i mari erano 125 metri più bassi e si andava a piedi da Ancona alla Croazia; finita la glaciazione per motivi astronomici, nel giro di alcuni millenni i ghiacciai sono scomparsi e il mare si è alzato di 125 metri. La climatologia si costruisce con dati quantitativi, attraverso i quali possiamo confrontare le alluvioni del passato con quelle di oggi: quando si verificano quattro alluvioni in un anno e mezzo solo in Romagna, ebbene questa, purtroppo, è una cosa del tutto nuova.
Author: Elisabetta Ambrosi
Published at: 2025-03-31 17:50:02
Still want to read the full version? Full article