Se la web tax entra nella guerra dei dazi*

Se la web tax entra nella guerra dei dazi*


Da un lato, in assenza di un intervento coordinato a livello Ue, i paesi che hanno introdotto in modo unilaterale le Dst potrebbero, in un’ottica altrettanto unilaterale, cedere al pressing degli Usa: l’India l’ha già fatto, annunciando nei giorni scorsi di aver abrogato il suo prelievo sulla pubblicità digitale, e il suo esempio potrebbe fare da apripista per altri paesi. D’altra parte, l’offensiva americana sui dazi potrebbe funzionare da scintilla per spingere i paesi Ue a reagire, attivando un’iniziativa di fiscalità comune proprio sul fronte dei servizi digitali, con il risultato di spostare la tassazione sulle multinazionali digitali dal terreno delle questioni di equità e ripartizione del gettito a quello della strategia tariffarie nel commercio internazionale, che richiederebbe necessariamente una azione concordata a livello di Ue. Infatti, i paesi dell’Unione possono sì vantare una bilancia commerciale attiva con gli Usa – con la conseguenza che i dazi americani possono produrre danni ingenti alle economie europee – ma soffrono di un saldo della bilancia dei servizi che, a parte gli introiti del turismo proveniente dagli Stati Uniti, ha segno negativo per le importazioni di servizi immateriali e gli acquisiti di diritti di proprietà intellettuale forniti dalle big tech (tabella 1).

Author: Segugio 1


Published at: 2025-04-16 08:22:43

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