La sepoltura si tenne nel pantheon sovietico, il cimitero del Monastero delle Nuove Vergini di Mosca, al suono della marcia funebre di Chopin: fra gli artisti presenti un’insigne docente del conservatorio riassunse il pensiero di tutti: «Questa è la fine della strada – il capolinea». Una strada che era diventata patrimonio di tutti i russi, perché aveva conosciuto ascese e cadute straordinarie, a partire dal formidabile slancio febbrile dei creativi anni Venti, in cui il giovane Mitja lasciava di stucco nel debutto come sinfonista e autore di una satira operistica perfetta, Il naso, un’opera che ha segnato nella versione italiana con la regia di Eduardo De Filippo il primo incontro di Riccardo Chailly con la musica del compositore russo. Quando morì Stalin e iniziò il periodo del Disgelo, le cose non cambiarono completamente, tanto che alcuni «colleghi» dell’apparato riuscirono prima a decapitare per la seconda volta la possibilità di riammettere la censurata Lady Macbeth nel circuito operistico, poi procrastinandone il ritorno con una versione «più addomesticata», intitolata Katerina Izmajlova, che segnò comunque il ritorno dell’opera nel repertorio internazionale a partire dal 1963, mentre oggi si è ritornati alla potenza della versione originale.
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Giovanni Gavazzeni)
Published at: 2025-12-06 07:39:31
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