In questo contesto, Kiriyenko è diventato l’uomo di riferimento di Mosca nelle aree sotto occupazione, coordinando le consultazioni – ritenute illegittime da Kiev e dall’Occidente – con cui il Cremlino ha dichiarato che la popolazione locale avrebbe scelto di entrare a far parte della Federazione Russa. Il suo raggio d’azione si è recentemente allargato: reinserimento dei reduci del fronte nella vita civile, campagne per spingere i cittadini a usare servizi di messaggistica governativi al posto di quelli stranieri, fino a prepararsi — in caso di accordo tra Putin e Donald Trump al vertice in Alaska — a “vendere” qualsiasi compromesso come un trionfo nazionale. Kiriyenko ha affinato la sua immagine di funzionario pragmatico e disciplinato in anni di carriera a zig-zag: primo ministro per pochi mesi nel 1998, quando si guadagnò il soprannome di Kinder Sorpresa per la sua età e l’ascesa fulminea; poi promotore di riforme economiche liberali; infine manager di Rosatom, il colosso dell’energia nucleare, che modernizzò adottando metodi di gestione giapponesi e usando come leva per estendere l’influenza russa all’estero.
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Francesca Salvatore)
Published at: 2025-08-10 13:42:18
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