Al voto di fiducia in Parlamento il politico toscano pronuncia un discorso durissimo contro la nuova alleanza, e in un colpo solo si mette contro la Dc, il Psi, i liberali, i socialdemocratici e persino il suo partito, il Pri, guidato da Ugo La Malfa, lo mette in un angolo fino alla decisione più estrema, l'espulsione. Come ha ricostruito lo storico Francesco Perfetti "tra i firmatari del manifesto-programma c'erano, oltre a Pacciardi, personalità eminenti della società civile, dai generali Raffaele Cadorna e Giuseppe Mancinelli all'ambasciatore Giuseppe Rossi-Longhi, da politici di orientamenti diversi (da Ivan Matteo Lombardo a Giuseppe Caronia, da Alfredo Morea a Salvatore Sanfilippo) fino a giornalisti come Tomaso Smith e Giano Accame per non parlare di Mario Vinciguerra, figura importante dell'antifascismo storico e intellettuale autore fra l'altro di una delle prime analisi interpretative del fascismo". Nei lavori all’Assemblea costituente Pacciardi non propose il presidenzialismo, non tanto perché non l’avesse in mente come possibile soluzione per l’Italia, ma perché, come lui stesso ebbe modo di spiegare più tardi, "non me la sentii di parlare a favore di un ordinamento che dà grandi poteri a un uomo solo, proprio mentre uscivamo da una lunga notte durante la quale un uomo solo aveva provocato quel terribile sconquasso".
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Orlando Sacchelli)
Published at: 2025-12-09 07:07:32
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