Con oltre 127 milioni di dollari raccolti (l’equivalente di 300-350 milioni odierni), il Live Aid ebbe il merito di dimostrare – questo sì, più di altri – il potere della musica nel sensibilizzare e mobilitare persone di ogni età e provenienza, unendole in vista di un’unica causa, aprendo inoltre la strada a iniziative simili, di poco o tanto successive, come il “Freddie Mercury Tribute Concert” del 1992, l’“America: A Tribute to Heroes” del 2001 o il suo seguito ideale “Live 8” (2005). Celebre sì per il proprio impatto sociale, il “Live Aid” lasciò un segno altrettanto indelebile nella storia della musica, regalando ai presenti e agli spettatori la reunion dei Led Zeppelin – difficoltà annesse – con Phil Collins e Tony Thompson alla batteria, la straordinaria performance dei Queen, il duetto tra David Bowie e Mick Jagger nel brano “Dancing in the Street” e la famosa discesa tra il pubblico di Bono Vox degli U2 durante “Bad”, mentre molti altri non mancarono di manifestare il proprio disappunto per non essere stati invitati (Clash, Police, Prince, Duran Duran). Svoltosi nella quasi assenza di artisti africani – relegati a contributi minori – il “Live Aid” fu anche teatro di molte polemiche: accusato di voler spettacolarizzare la tragedia che si proponeva invece di contribuire a risolvere, e caratterizzato da non pochi ritardi ed errori sotto il punto di vista tecnico e logistico, l’evento fu anche criticato – nelle persone dei suoi organizzatori – perché si tradusse in maniera molto meno impattante, con buona parte dei fondi raccolti mai giunti in loco, o dirottati dall’allora regime etiope per fini politici e militari, nonché per rafforzare il proprio controllo sul territorio.
Author: Valerio Cesari
Published at: 2025-07-13 05:50:51
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