Sta scritto nell’introduzione dei medici polacchi Zdzisław Jan Ryn e Stanisław Kłodziński al loro Al confine tra la vita e la morte – Uno studio sul fenomeno del “musulmano” nel campo di concentramento, uscito in Polonia nel 1983 e pubblicato quest’anno in lingua italiana (Quodilibet, 2025), come il Fatto ha annunciato a febbraio. “Il termine ‘musulmano’ fu presumibilmente portato con sé nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau dai kapò che erano stati in precedenza in altri lager, per indicare i prigionieri apatici, indolenti, ai quali il modo in cui apparivano era indifferente”, spiega una delle testimonianze. Nel tentativo di spiegare quella che nei lager era un’epidemia – “i casi di cannibalismo (più precisamente: di necrofagia) registrati a Ebensee sono la migliore prova delle cause della musulmanità (Jósef Ciepłi) – gli autori fanno riferimento innanzitutto alla “malattia della fame“, coerentemente con lo schema mentale utilizzato dai detenuti dei campi: “scarsità di cibo-fame-musulmanità”.
Author: Franz Baraggino
Published at: 2025-07-29 06:00:47
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