Dopo aver messo in pausa i dazi su smartphone e altri prodotti di elettronica, e dopo aver precisato che seguiranno tariffe specifiche sui semiconduttori dopo “indagine” ex Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, ieri Donald Trump ha dichiarato che vuole “aiutare” alcuni costruttori di auto a trovare alternative domestiche alla produzione di componenti oggi realizzati in Canada e Messico. Nei giorni scorsi su Foreign Affairs è stato pubblicato un commento dell’economista Adam Posen, presidente del Peterson Institute for International Economics (PIIE) che fa letteralmente a pezzi, con eleganza e una prosa molto piana, l’idea trumpiana (peraltro comune anche a molti altri svalvolati, dai Brexiter ai nostri no-euro) secondo cui un paese in deficit commerciale avrebbe un vantaggio rispetto alla controparte in surplus, in caso di braccio di ferro commerciale. Premesso che in una guerra commerciale entrambe le parti perdono, perché perdono l’accesso a beni di cui le loro economie hanno bisogno, e quindi è un atto di distruzione, l’analogia col poker è ancor più fuorviante perché quest’ultimo è un gioco a somma zero mentre il commercio è un gioco a somma positiva.
Author: Mario Seminerio
Published at: 2025-04-15 08:31:59
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