Venerdì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha pubblicato una decisione che fra le altre cose permette a una delle misure più discusse volute da Donald Trump di entrare in vigore: l’abolizione parziale dello ius soli (dal latino per “diritto del suolo”), cioè quel principio legale secondo cui tutte le persone nate sul territorio statunitense diventano automaticamente cittadine del paese (noto in inglese come birthright citizenship, cittadinanza per diritto di nascita). Lo ius soli infatti è sancito dal 14esimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, entrato in vigore nel 1868: dice, fra le altre cose, che «tutte le persone nate […] negli Stati Uniti, e soggette alla loro giurisdizione, sono cittadine degli Stati Uniti e dello stato [federato] in cui risiedono». La frase aveva un senso ben preciso nel 1868, che c’entra poco con l’immigrazione e ormai è obsoleto da un secolo: serviva a includere alcuni nativi americani che erano tassati e soggetti al governo federale (quindi sotto la sua giurisdizione), escludendo però quelli che vivevano sì nel territorio statunitense ma in maniera indipendente dal governo di Washington e dal resto della società statunitense.
Published at: 2025-06-28 09:28:00
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