C’è stato forse un momento, prima del ’60, in cui – di fronte alla delusione d’una realtà tanto diversa da quella sognata e voluta – le generazioni che ne avevano vissuta, tutta o in parte, la gloriosa e dolorosa vicenda, hanno ceduto a una sconfortata stanchezza; ed è potuto sembrare che il nostro recente passato non fosse ormai per i più oggetto di vero interesse, ma solo di nostalgico rimpianto o di generica esecrazione. «Eccoli dire di sì» – spiega a questo punto il commento –, «di sì perché lo fanno tutti, di sì perché l’ha detto monsignor vescovo e il commendatore che ha studiato, di sì perché hanno quattro creature, di sì perché bisogna far carriera, di sì perché non vogliono più esser morti di fame, di sì perché ho un credito, di sì perché ci credo, di sì perché non ci credo, di sì perché tanto nulla conta, di sì perché io non conto nulla, di sì perché non ho più compagni». Ma per questo bisogna aver fiducia nel proprio giudizio più che in quello di «monsignor vescovo» o del «commendatore»; bisogna saper vedere al di là del proprio egoismo e non farsi sopraffare dalla paura di perdere quel poco che si possiede; non bisogna lasciarsi scoraggiare dal – troppo comodo a volte – convincimento che «tanto nulla conta», che «io non conto nulla».
Author: F. Q.
Published at: 2025-04-19 07:17:33
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