Tra le pretese della Casa Bianca contenute nella missiva c’erano la riforma o chiusura di programmi “con gravi precedenti di antisemitismo“, inclusi quelli della Facoltà di Teologia, della Scuola di Sanità Pubblica e della Scuola di perfezionamento in Educazione, l’interruzione delle politiche di assunzione e promozione che tengono conto di razza, religione, sesso o origine nazionale, la chiusura di programmi e iniziative di diversità, equità e inclusione (DEI) e addirittura una “verifica della diversità di punti di vista tra il corpo studentesco, i docenti, il personale e la leadership”. Un’alta funzionaria ha confermato il pasticcio ma rovesciato le responsabilità su Harvard: “Hanno sbagliato i suoi avvocati a non chiamare la task force con cui parlavano da due settimane”, ha detto May Mailman, senior policy strategist della Casa Bianca, secondo cui l’ateneo si è invece “impegnato in una campagna di auto-vittimizzazione”. Accuse rispedite al mittente dall’università: “La lettera era firmata da tre alti funzionari, scritta su carta intestata e spedita da una casella di mail di un alto funzionario l’11 aprile”, si legge in un comunicato di Harvard che prosegue: “Chi riceve questo tipo di corrispondenza da parte del governo degli Stati Uniti, anche quando le richieste sono così ampie e sorprendenti per la loro ingerenza, non ne mette in dubbio l’autenticità né la serietà”.
Author: F. Q.
Published at: 2025-04-19 14:10:30
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