Nel mirino di Douglas c'è però soprattutto quella che definisce l'"archeologia di Cicerone", quella "deliberatamente creata per compiacere i viaggiatori" attraverso "ricostruzioni fantasiose", il cui terreno prediletto è tutto ciò che riguarda Tiberio: "Il Salto di Tiberio, la Sellaria, i Bagni di Tiberio, la villa Giove, villa Giulia... Si suppone che ogni rovina dell'isola fosse un palazzo o una prigione di Tiberio". Suggerisce l'istituzione di un "museo locale di antichità e curiosità" per la gioia dei trentamila stranieri che ogni anno visitano l'isola e di un'area per la conservazione della flora locale; invita i capresi a saldare il loro debito con un memoriale a Tiberio, che "ha fatto Capri": Tiberio che "su questo isolotto roccioso, sebbene grandioso per via del suo suggestivo isolamento, patetico nella sua vita familiare in rovina e nel suo ambiente disarmonico, e profondamente tragico nel suo tentativo di arginare la crescente ondata di irrazionalismo e di spirito servile che fu presto destinato a travolgere il mondo romano, non è esattamente il tipo di eroe capace di sedurre il pubblico degli spettacoli". Capri che è "una sorta di Baghdad", dove lo spirito di una antica civiltà continua a soffiare fra le rovine, nutrendo quelle leggende, quelle Mille e una notte che si snodano fra le rocce e il mare, le grotte e il sole, "un mite panteismo" che cattura chi sbarca su questa piccola isola, e non lo lascia più andare.
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Eleonora Barbieri)
Published at: 2025-07-13 03:00:02
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