Che appare ancora più necessaria alla luce del mutato contesto geopolitico, in cui i teatri di conflitto si moltiplicano, anche a causa dell’attivismo del presidente americano, e cresce l’offensiva via mare di altre potenze, a cominciare dalla Cina, la cui forza emerge chiaramente da un documento, rilasciato ad aprile dal Congresso Usa, “China Naval Modernization: implications for Us Navy Capabilities” (Modernizzazione navale della Cina: implicazioni per le capacità della Marina statunitense). Non stupisce, quindi, che, ai piani alti dell’amministrazione americana, la velocità con cui la Cina sta espandendo la sua flotta, insieme alla capacità produttiva dei suoi cantieri navali, rappresenti un elemento di forte preoccupazione, rispetto al quale, però, la strategia Usa rischia di avere margini di manovra ristretti in virtù dei vincoli appena citati. Prova ne è il grande lavoro portato avanti dal gruppo italiano che, vale la pena di ricordarlo, sbarcò negli Usa nel 2008 rilevando Manitowoc Marine Group (MMG), allora uno dei principali costruttori navali americani di medie dimensioni, con all’attivo alcuni grandi clienti governativi (tra cui la Marina e la Guardia Costiera statunitensi) e due cantieri nel Wisconsin – Marinette Marine Corporation (a Marinette, focalizzato nella costruzione di navi militari) e Bay Shipbuilding Company (a Sturgeon Bay, per la costruzione di navi commerciali e riparazioni) - oltre a uno stabilimento per riparazioni a Cleveland (Ohio).
Author: di Celestina Dominelli
Published at: 2025-06-29 07:50:47
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