Come hanno spiegato Massimo Bordignon e Leonzio Rizzo su lavoce.info, a determinare l’aumento della pressione fiscale è la struttura stessa del sistema italiano accompagnata dal ritorno del “drenaggio“, il meccanismo che fa salire il prelievo effettivo quando l’inflazione spinge gli stipendi in scaglioni Irpef più alti, senza aumenti reali del reddito disponibile e quindi della capacità contributiva. Giovedì scorso, in audizione sul ddl di Bilancio, la presidente Lilia Cavallari ha presentato un’analisi più ampia che fa il bilancio di tutti gli interventi fiscali e contributivi adottati dal 2021 a oggi, considerando anche il taglio della seconda aliquota Irpef che entrerà in vigore l’anno prossimo. Nell’insieme, ha concluso, queste riforme hanno più che compensato gli effetti combinati del drenaggio fiscale e dell’erosione dei trasferimenti monetari dovuta all’inflazione per i lavoratori dipendenti con redditi bassi: per chi guadagna tra 10mila e 32mila euro la “nuova” Irpef è più conveniente rispetto a uno scenario in cui fosse ancora in vigore il sistema fiscale del 2021 ma con scaglioni indicizzati all’inflazione.
Author: Chiara Brusini
Published at: 2025-11-10 07:18:26
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