L'ultimo pugno di Nino. Dalla vergogna titina alla difesa sul ring degli italiani d'America

L'ultimo pugno di Nino. Dalla vergogna titina alla difesa sul ring degli italiani d'America


Aveva l'età dei brufoli, dodici anni e qualcosa quando, all'Isola d'Istria, il paese suo di nascita, si divertiva a tirare cazzotti a un sacco di iuta, gonfio di frumento che lui aveva appeso ad una trave della cantina, per proteggersi si era inventato un paio di calzettoni di lana grossa a fasciare le mani, la fantasia di racconti d'oltre oceano gli suggerì di allestire un ring fatto con una corda ad avvolgere le colonne di cemento, più che un quadrato era un triangolo, il teatro dei suoi sogni. C'è sempre una fetta di favola nei ricordi di un tempo lontano che si presta al romanzo, a Isola d'Istria si parlava di football e di canottaggio, la società Giacinto Pullino aveva vinto le Olimpiadi del '28 ad Amsterdam con il quattro con (Perentin-Deste-Vittori-Delise più Petronio timoniere) i soci decisero di aprire anche al pugilato e fu un reduce della guerra, Luciano Zorzenon uno dei palombari che era stato impiegato nel recupero del Rex, a riunire un gruppo di ragazzi ed avviare una scuola di pugilato. Venne la gloria, venne la popolarità pubblica, la televisione e il varietà, il cinema con Giuliano Gemma commilitone tra i pompieri, fotografie veloci di nuova vita, opinionista bordo ring per la Rai, l'esule era un atleta perfetto, peso medio di chilogrammi 74, altezza 1 metro e 79 centimetri, la zazzera si era trasformata in ondame liscio e la dentatura era bianchissima che su quella bocca poteva dire ciò che voleva, anche se la sua fede politica creava fastidi, era considerata contro tempo come certi suoi colpi sul ring.

Author: redazione@ilgiornale-web.it (Tony Damascelli)


Published at: 2025-05-21 03:00:03

Still want to read the full version? Full article