L’Italia chiede l’Iva a Meta, X e LinkedIn. Per Trump l’imposta è “peggio dei dazi” e merita ritorsioni

L’Italia chiede l’Iva a Meta, X e LinkedIn. Per Trump l’imposta è “peggio dei dazi” e merita ritorsioni


La guerra dei dazi di Donald Trump contro i partner commerciali, rei secondo il presidente di danneggiare le imprese statunitensi con barriere agli scambi che a suo dire comprendono l‘Imposta sul valore aggiunto, torna a incrociarsi con le richieste del fisco italiano a Big Tech. La settimana scorsa, a pochi giorni dal “Liberation Day” del 2 aprile quando scatteranno le tariffe reciproche nei confronti dei Paesi Ue e non solo, l’Agenzia delle Entrate ha infatti notificato a Meta e X – nei cui confronti le contestazioni erano già note – e anche a LinkedIn avvisi di accertamento rispettivamente per 887, 12,5 e 140 milioni di euro di Iva non pagata per gli anni che vanno dal 2015-16 al 2021-22. Secondo le Entrate e la procura di Milano, che procede sul fronte penale, le tre piattaforme avrebbero dovuto versare l’imposta sui servizi digitali offerti agli utenti perché, pur in mancanza di un pagamento, le loro prestazioni vengono di fatto remunerate attraverso la cessione da parte di chi naviga online dei propri dati personali.

Author: Chiara Brusini


Published at: 2025-03-31 14:34:44

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