La sensazione è quella di uno spreco di parole, di telefonate, di trattative appese alla volontà di Putin che fanno il giro dell'oca: partono da Istanbul, poi per un giorno si ambientano, ma solo nella mente, in Vaticano, quindi si spostano con la fantasia sul lago di Ginevra e infine tornano a Istanbul. Tant'è che ieri quando Donald Trump di fronte al terzo giorno di bombardamenti consecutivi su Kiev ventilava nuovamente la minaccia di nuove sanzioni alla Russia e dava del «completamente pazzo» al suo omologo di Mosca, il Cremlino si è limitato a minimizzare con una punta d'ironia e una buona dose di sarcasmo: «C'è un po' di sovraccarico emotivo». Per carità sulle sanzioni decise a Bruxelles sono stati di parola, ma lo stesso non si può dire però per le promesse fatte a Kiev dalle diverse capitali: abbiamo aspettato per mesi l'arrivo nel teatro di guerra ucraino dei tanto decantati missili tedeschi, i famigerati Taurus, ma sono bastate un paio minacce colorite del più ciarliero esponente dell'organigramma moscovita, Medvedev, per far rientrare quei formidabili armamenti negli arsenali di Berlino ad ammuffire.
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Augusto Minzolini)
Published at: 2025-05-27 08:00:09
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