L’ennesimo gruppo Facebook dove coltivare fantasie di violenza: un’altra prova della cultura dello stupro

L’ennesimo gruppo Facebook dove coltivare fantasie di violenza: un’altra prova della cultura dello stupro


Cosa ci insegna il caso Pelicot, si interroga e interroga gli uomini sulle dichiarazioni dei cinquanta stupratori finiti sotto processo ad Avignone; buona parte di loro si sollevò da ogni responsabilità dicendo di non aver capito che la vittima non fosse consenziente (una donna totalmente inerte) o dicendo di aver ricevuto il consenso del marito. Lo stigma dell’uomo estraneo, alieno, emarginato e talvolta mostrificato, aiuta a riconoscere la violenza sessuale mentre la normalità di chi lo commette può renderla invisibile: per questo motivo, a mio parere, solo un procedimento di deformazione dell’identità degli autori di violenza ci permette di riconoscere uno stupro. Chi vìola il corpo di una donna è il padre di famiglia di 57 anni che aggredisce una ragazza di 17 anni priva di sensi in un aiuola, è il gruppo di minorenni che accerchia una coetanea e filma lo stupro dicendo “abbiamo fatto un porno”.

Author: Nadia Somma Caiati


Published at: 2025-08-20 14:57:46

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