Le tre nonne di Kaha Aden

Le tre nonne di Kaha Aden


Era anche il suo modo di dire ai somali «perché in tutto quello che faccio ho sempre due sguardi, e parlo sempre sia a un’ipotetica persona somala che a un’ipotetica persona italiana - che si può avere non soltanto una discendenza biologica, di sangue, ma anche una discendenza, e di conseguenza un’identità, elettiva: quello su cui hai lavorato, hai studiato, che non è per forza legato alla terra in cui sei nato o al tuo corredo biologico(...) Ho aggiunto una nonna elettiva, la donna che mi ha fatto il rito somalo che si chiama gardaaris e che fino ad allora si faceva solo ai maschi (quando, una settimana dopo la nascita, una persona porta per la prima volta il neonato fuori di casa, ndr). Scrivere in diaspora, poetiche del divenire, a cura di Livia Apa e Ali Farah: un interessante dialogo su carta tra due generazioni di scrittrici italiane: Gabriella Ghermandi, Espérance Hakuzwimana, Wissal Houbabi, Djarah Kan, Gabriella Kuruvilla, Kaha Mohamed Aden, Stella N’Djoku, Igiaba Scego, Nadeesha Uyangoda.Ali Farah del resto, nel suo Le stazioni della Luna (66thand2nd) narra di una ragazza italiana con due mamme: una è la mamma “di latte”, la donna somala che l’ha allattata e aiutata a crescere. Si intitola Sorella d’inchiostro, frase tratta dal ricordo di Tahar Lamri, ed è un esemplificativo ventaglio degli autori anche italiani, e originari dell’Africa, che a partire dagli anni ’90 hanno raccontato in italiano non solo le culture d’origine, ma anche e soprattutto il rapporto con l’Italia e gli italiani «creando così un quadro dell’incontro con l’altro e indagando sulla migrazione come fatto esperienziale», spiega l’africanista Itala Vivan, che lo ha curato con gli scrittori Gabriella Ghermandi e Kossi Komla-Ebri.

Author: di Lara Ricci


Published at: 2025-06-16 10:07:37

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