Le storie degli operatori di call center tra cassa integrazione, part time non richiesto e futuro incerto. “Ci sentiamo sotto ricatto”

Le storie degli operatori di call center tra cassa integrazione, part time non richiesto e futuro incerto. “Ci sentiamo sotto ricatto”


Quasi tutti hanno famiglia e figli, in alcuni casi sono plurilaureati e super qualificati ma di mestiere hanno scelto – o ci si sono ritrovati – di indossare cuffie e microfono per fare assistenza clienti e ora rischiano di perdere il lavoro. Allo scopo di evitare tagli negli anni scorsi, nel 2019 gli impiegati hanno addirittura detto di sì a un accordo difensivo triennale con riduzione del 30% della tredicesima, congelamento della garanzia retributiva e obbligo di due ore di lavoro extra a settimana, pagate ognuna con un buono pasto di 2,50 euro. La cassa integrazione, scattata a gennaio, per loro finirà a luglio e le parti si sono impegnate a non chiederne la proroga, ma a fine maggio non si sa ancora quali siano i progetti percorribili: “Per noi è un dramma – dice a ilfattoquotidiano.it -, stiamo male perché siamo sempre più consapevoli che dall’1 agosto saremo disoccupati”.

Author: Sara Tirrito


Published at: 2025-06-03 06:04:19

Still want to read the full version? Full article