In un’analisi molto critica il Financial Times ha scritto che l’Unione «si è arresa» alle richieste di Trump, e anche il New York Times ha scritto che l’accordo «sembra dare a Trump molto di quello che voleva». È evidente però che l’accordo sia asimmetrico, sbilanciato a favore degli Stati Uniti: non solo per la differenza tra i dazi (15 per cento per le aziende europee, zero per le aziende statunitensi), ma anche per le promesse di acquisti (che peraltro riguarderanno petrolio, gas e armi, andando in direzione opposta rispetto agli obiettivi politici europei) e perché arriva dopo altre grandi concessioni ottenute dagli Stati Uniti negli scorsi mesi anche dai paesi europei, come l’impegno ad alzare al 5 per cento del PIL la spesa militare dei paesi NATO e l’esenzione delle aziende statunitensi dalla nuova tassa globale sulle multinazionali. Al di là dei dettagli più tecnici, anche il solo fatto di aver annunciato un accordo commerciale con l’Unione Europea è una vittoria politica per Trump, che aveva promesso di fare «90 accordi in 90 giorni» e finora, superata quella scadenza di molte settimane, ne ha conclusi meno di dieci, nella maggior parte dei casi con paesi asiatici.
Published at: 2025-07-28 07:16:35
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