I giornalisti che insistono sul fatto che Anas al Sharif sia una vittima dell'aggressività dell'Idf, che fosse anzi un professionista che praticava con coscienza e passione il dovere di informare e che ha avuto il merito di mostrare al mondo come stanno veramente le cose a Gaza, cioè un inferno creato dalla crudeltà di Israele, e non dalla schiavitù nazista in cui la popolazione affamata e usata come scudo umano da Hamas, non fa un servizio alla professione. I missili da Gaza sulla gente innocente dei kibbutz e della costa sono stati un'attività terroristica di primo piano, e Anas doveva esser molto bravo se lo mostrano intrinseco al movimento i vari selfie affettuosi con Sinwar e al Hayya, e anche un vero bacio del mostruoso capo che ha concepito l'eccidio del 7 ottobre e ha eliminato con le sue mani i suoi antagonisti. Come giornalista si può considerare un faro per i tanti che durante tutta la guerra di Gaza l'hanno intessuta di odio per criminalizzare Israele, hanno esaltato i dati unilaterali e fasulli forniti dai palestinesi, hanno indotto i miti di carestia causata da Israele e non da Hamas che rubava le tonnellate di aiuti, hanno introdotto il concetto di genocidio, il più orribile fra i rovesciamenti della verità caricati su Israele, nel tentativo di ridisegnarlo nel ruolo di aggressore cancellando il 7 ottobre.
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Fiamma Nirenstein)
Published at: 2025-08-12 03:00:03
Still want to read the full version? Full article