La sospensione tra la vita e la morte, l’esame delle cicatrici, i fantasmi di chi non c’è più: le voci delle vittime degli attentati del 13 novembre a Parigi portate in scena per un rito collettivo

La sospensione tra la vita e la morte, l’esame delle cicatrici, i fantasmi di chi non c’è più: le voci delle vittime degli attentati del 13 novembre a Parigi portate in scena per un rito collettivo


C’è la sedicenne che era in prima fila al Bataclan e che nella fuga ha fatto l’errore di guardarsi indietro (“Proprio come Euridice”; dice Susini): la fossa degli spettatori appiccicati al pavimento sperando di sprofondare la perseguita ogni giorno. O le richieste disperate di vivere il lutto in modo diverso: la madre che vuole raccontare la storia del figlio perso in tribunale “se no è come se non ci fosse mai stato”, il padre che la implora di tenerlo fuori da quella storia. Non c’è solo il dolore, ma anche le risate e gli sbalzi d’umore di chi sta appeso a un filo: l’aggressività, la nostalgia, il desiderio e la mortificazione.

Author: Martina Castigliani


Published at: 2025-11-11 07:00:40

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