La scontrosa grazia dell’arte di confine tra Carso e sacrari

La scontrosa grazia dell’arte di confine tra Carso e sacrari


Subito, a sinistra, trionfa il pannello di Miela Reina, pittrice, grafica, fumettista, scenografa, scultrice triestina, rappresentata qui da un pieghevole, si fa per dire perché è lungo quasi tre metri, del 1970 (acrilico su faesite) che rappresenta una pop art fatta di simboli, cuori e frecce, un alfabeto con forti cromatismi abbinati alla pulizia del tratto, con la tecnica del collage attraverso materiale di recupero. «Il Carso è un mondo pietroso e abbagliante... un poema aspro e amaro che odora di ginepro e di calcare», recita una scritta accanto a un altro arazzo in lana del pittore, incisore astratto e geometrizzante, Lojze Spacal, Barche appese a Salvore (1979). L’autoritratto con fiamma del 1908 di Carlo Michelstaedter, giovanissimo filosofo suicidatosi prima di discutere la sua tesi di laurea, La Persuasione e la Rettorica , introduce a quell’epoca gravida di lutti e avanguardie che fu vissuta da Leonor Fini (cui fino al 20 luglio è dedicata un’esposizione a Palazzo Reale a Milano), pittrice, costumista, scenografa, illustratrice, disegnatrice e scrittrice triestina di fama internazionale che frequentava Bobi Bazlen, Gillo Dorfles, Leo Castelli, Felicita Frai, le sorelle Wulz.

Author: di Cristina Battocletti


Published at: 2025-06-02 10:10:00

Still want to read the full version? Full article