Eppure a seguire il film di Assayas sembra di stare ad assistere una sommaria scialba telenovela di stato, dove più che il potere poté l’“amore”, e dove la politica, anche quella che giustifica sultanati antidemocratici con morti e guerre, è frutto di un arguto quanto improvvisato storytelling. E da lì, comodamente sul divano, tra un caffè e una portata del pranzo, Baranov riassume trent’anni segreti di storia russa: dal traballante ed etilico trapasso di Yeltsin alla improvvisa ascesa di Putin, passando dalla rapidissima ascesa e all’altrettanto rapido declino della trasformazione criminale dell’economia di stato con l’affermazione dei cosiddetti oligarchi, seguendola all’incirca fino al 2020 (no, di guerra in Ucraina non si parla ma di Crimea e piazza Maidan sì). Assayas puntella faticosamente la lunghissima cavalcata nei presunti retroscena storici del Cremlino attraverso eventi spesso tragici (il Kursk, il Donbass, il terrorismo ceceno) come da apici di visibilità pubblica (le olimpiadi di Sochi, la presenza al fronte coi soldati, l’intervista di Putin concessa a Larry King) con l’impressione che la quantità più che chiarire stordisca; nonchè irrorando carsicamente la trama con l’anonimo subplot sentimentale di Baranov che per tutta la vita ha avuto un punto debole: l’amore per la bella sfuggente attrice Ksenia (Alicia Vikander).
Author: Davide Turrini
Published at: 2025-08-31 14:58:08
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