Il punto più a Nord è Domodossola, all’estremo Sud c’è Cassibile, nel mezzo si va da Salerno all’Emilia passando per l’Abruzzo e poi più su, in Veneto, a Milano, in Piemonte: la cartina che precede il racconto di Paolo Pezzino traccia graficamente la parabola di un movimento che nel volgere di venti mesi cambia le sorti dell’Italia umiliata dal regime e piegata dall’occupazione tedesca. Proprio con l’omaggio agli antifascisti confinati nella minuscola isola comincia Andare per i luoghi della Resistenza: chi legge si sintonizza con Pezzino, viaggia tra le valli, si mimetizza in montagna, interagisce con gli Alleati, studia azioni di guerriglia, vive l’esperienza delle zone libere, esulta o si dispera accanto ai protagonisti.Ci sono i luoghi e al contempo le persone, che guidano le bande di diverso orientamento politico (se legate ai partiti) o anche autonome, mosse dal desiderio di libertà, dall’insofferenza per l’invasore, persino dalla fedeltà al re (che non riuscivano a mettersi alle spalle nonostante il maldestro e vile abbandono). Si arriva così all’epilogo di piazzale Loreto, della Liberazione e del disarmo dei partigiani, dopo pagine che sintetizzano lo scontro al confine nord-orientale deflagrato nell’attacco di Porzûs (7 febbraio ’45): l’uccisione di 17 membri della brigata Osoppo da parte dei gappisti guidati da Mario Toffanin, una lacerazione tutta interna alla Resistenza che non si rimarginerà.Resta, osserva l’autore, un punto fermo: se alla resa dei conti «l’Italia poté mantenere la propria sovranità statale, diversamente dalla Germania, nonostante le gravissime responsabilità del regime fascista nello scoppio della guerra, fu anche per merito delle minoranze impegnate nella Resistenza, e per l’opera dei Comitati di liberazione nazionale (...).
Author: di Eliana Di Caro
Published at: 2025-04-07 10:05:12
Still want to read the full version? Full article