La Resistenza delle Penne Nere

La Resistenza delle Penne Nere


E ti chiedi oggi dove sarebbe arrivato quel ragazzo livornese così brillante e profondo, entrato a 16 anni alla Normale di Pisa e laureato in giurisprudenza a 19 per poi iscriversi a Scienze politiche mentre già faceva l’ufficiale con gli alpini prima fare il partigiano, se non fosse morto a Mauthausen di stenti e sevizie, il 24 aprile 1945: il giorno prima della Liberazione. Dal maestro de I piccoli maestri, Antonio «Toni» Giuriolo ucciso sull’Appennino bolognese e cantato da Luigi Meneghello, a Francesco De Gregori, il comandante «Bolla» della brigata Osoppo che, sposato con due bimbi, l’8 settembre scelse la resistenza («Mia piccola cara, oggi sono di fronte a questo dilemma: o presentarmi nel termine di 24 ore al Comando Territoriale di Firenze, che obbedisce ai tedeschi o darmi alla macchzia per mantenermi fedele al mio giuramento», scrisse alla moglie) e fu assassinato a Porzûs con Guido, fratello di Pier Paolo Pasolini, da una banda comunista filo-titina guidata dal brutale Mario «Giacca» Toffanin. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, fucilato alle Fosse Ardeatine E ancora l’avvocato ebreo bolognese Mario Jacchia che aveva creato una brigata azionista e per non tradire i compagni morì sotto tortura in una cella accanto a Giorgio Amendola e il cristiano Teresio Olivelli avviato alla beatificazione perché «incarnava sino al sacrificio l’essenza dei “ribelli per amore”» e fu ucciso per aver difeso un altro detenuto nel lager di Hersbruck e l’ex sottotenente Roberto Lordi che dirigeva una fabbrica di esplosivi e smistava il tritolo ai partigiani finché lo arrestarono, torturarono e infine fucilarono alle Fosse Ardeatine dove tra i condannati a morte c’era almeno un altro alpino, il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo.

Author: GIAN ANTONIO STELLA


Published at: 2025-05-14 09:53:37

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