La partita dell’intelligenza artificiale la giocano due squadre: buoni contro cattivi

La partita dell’intelligenza artificiale la giocano due squadre: buoni contro cattivi


Questa notte (essendo sempre insonne, e pensare che Jannik Sinner dorme dieci ore al giorno), riflettendo sull’ultimo video del canale Youtube di Enkk (che in realtà si chiama Enrico Mensa, ricercatore e divulgatore con una capacità rara di parlare di intelligenza artificiale senza inseguire la retorica salvifica o apocalittica, ne ho scritto qui), mi sono soffermato su una questione che sembra banale e in realtà definisce tutta la partita in corso: il mondo, nel campo dell’intelligenza artificiale, è diviso tra “buoni” e “cattivi”, e i contendenti sono solo due. Tre mesi di accesso anticipato a un modello auto-addestrante, tre mesi in cui una macchina impara a perfezionarsi senza supervisione (lo stanno facendo già le AI occidentali, solo che non sappiamo a che punto sono quelle orientali), tre mesi in cui si riesca a applicare un modello darwiniano, evoluzionistico, per il miglioramento delle AI, diventano un vantaggio che non si riduce, ma si amplifica a dismisura siccome ogni giorno in più moltiplica la distanza, come un organismo che si evolve da solo mentre l’altro si chiede se convenga davvero evolversi. Trump può essere accusato di qualsiasi cosa tranne che di lentezza e ha annunciato Stargate, un piano da 500 miliardi di dollari per dotare gli Stati Uniti di un’infrastruttura AI nazionale, con data center giganteschi, produzione energetica autonoma e modelli in grado di sostenere la supremazia algoritmica americana (tra l’altro uno dei motivi della rabbia di Musk, visto che dentro ci sono OpenAI, SoftBank, Oracle e MGX, non lui: ma la priorità di Elon non era andare su Marte?

Author: redazione@ilgiornale-web.it (Massimiliano Parente)


Published at: 2025-06-04 05:45:20

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