La libertà non si negozia. E Donald rischia

La libertà non si negozia. E Donald rischia


Libertà è la parola chiave, e Zelensky in questo momento, dopo i 28 punti proposti che di fatto lo stringono in tempi brevi rispetto agli aiuti degli Usa, sente che là affonda la lama della storia: perché di fatto l'impresa pacificatrice americana si scontra con uno zoccolo duro russo molto più solido di quanto forse anche Trump si aspettasse. Eppure è stato eletto, oltre che da comunista, sull'evidente onda mondiale di antisemitismo con un potente risvolto jihadista, violento, facendo leva su un elettorato woke e pro Pal, che l'ha scelto perché da ragazzo ha fondato "Students for justice in Palestine", dice che Israele ha compiuto crimini di guerra, è per "l'Intifada permanente", è pronto ad arrestare Netanyahu se tocca terra a New York, ha promesso di tagliare la collaborazione con qualsiasi istituzione israeliana e i fondi di ogni genere per istituzioni ebraiche. Adesso, invece di condannare l'assedio alla sinagoga di Park East di dimostranti che l'hanno assediata con minacce di morte ha dichiarato che gli dispiaceva, ma che gli ebrei la stavano usando in modo illegale incontrando l'organizzazione "Anima ad anima" che si occupa di spiegare come funziona il passaggio in Israele.

Author: redazione@ilgiornale-web.it (Fiamma Nirenstein)


Published at: 2025-11-23 09:00:03

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