La Turchia non è nuova a repressioni contro la libertà di stampa e, anzi, registra il numero più elevato di arresti di giornalisti dal 1992 a oggi, battendo anche la repubblica monopartitica cinese e quella teocratica iraniana; infatti, sono 382 i giornalisti presenti nelle carceri turche, se si sommasse le presenze nelle prigioni a dicembre di ogni anno interessato, mentre si limitano a 232 i reporter fermati in Cina e a 218 quelli imprigionati in Iran. I dati provengono dal Comitato per la protezione dei giornalisti – CPJ – e rappresentano una fotografia esatta dei reporter imprigionati, scattata alla mezzanotte del primo dicembre di ciascun anno e non tengono quindi conto di eventuali arresti e scarcerazioni avvenuti nel corso dell’anno: un cronista arrestato il primo gennaio e rilasciato il giorno stesso, una settimana dopo, il mese successivo o dopo dieci mesi, non entrerà a far parte della popolazione dei reporter fermati, poiché alla mezzanotte del primo dicembre non era presente. Nonostante l’instabilità politica del paese e il rischio di operare in una zona di guerra, la causa principale di morte per i giornalisti in Iraq è l’omicidio, avvenuto “in seguito a servizi da loro pubblicati o per impedire la pubblicazione di una storia delicata su cui stavano lavorando”, secondo le linee guida di CPJ.
Author: Luca Tremolada
Published at: 2025-04-06 06:14:51
Still want to read the full version? Full article