Sebbene i fratelli italiani avessero dimostrato di aver captato con successo i segnali del satellite Sputnik I, mandato in orbita nel 1957, quelli del satellite statunitense Explorer I, lanciato nel 1958, e fossero anche riusciti a captare prima di altri le comunicazioni tra Gagarin e il comando missione, e l'astronauta John Glenn in orbita nel 1962, tutte le altre intercettazioni non coincidevano con missioni spaziali lanciate dai sovietici. Una delle principali argomentazioni che tende a smentire la teoria dei cosmonauti perduti suggerisce in fine che molti di questi non fossero dei veri cosmonauti parte del programma spaziale, ma piloti militari collaudatori e paracadutisti d'alta quota come il colonnello Pyotr Dolgov, cosmonauta-paracadutista che perse la vita durane un lancio d'alta quota nel 1962. Vennero presi in visione i dossier su missioni spaziali abortite nella fase di lancio, come quella del Sojuz 18-1, e fatta chiarezza su molte delle dinamiche che condussero Mosca verso il dissanguamento economico per progetti spaziali irrealizzabili; ma nessuno dei documenti contenuti negli archivi sovietici conteneva prove che potessero essere collegate alla "scomparsa di cosmonauti", e tanto meno confermare l'esistenza di voli spaziali tenuti segreti o addirittura di "un programma spaziale parallelo" che aveva celato la tragica perdita di uno o più cosmonauti nello spazio.
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Davide Bartoccini)
Published at: 2025-07-12 07:38:42
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