La difesa di Nordio sul caso Almasri è sempre meno convincente

La difesa di Nordio sul caso Almasri è sempre meno convincente


Nel modo in cui il governo italiano nel suo complesso e il ministero della Giustizia in particolare hanno gestito il caso di Najim Osama Almasri, l’ex capo della polizia giudiziaria libica accusato di crimini contro l’umanità, è emersa fin dall’inizio un’anomalia: il fatto che il ministro Carlo Nordio abbia fatto di tutto per evitare di dover confermare il suo arresto. Nordio, riferendo in parlamento sulla vicenda il 5 febbraio, spiegò che la notizia dell’arresto era stata «trasmessa via e-mail da un funzionario dell’Interpol a un dirigente del dipartimento per gli Affari di giustizia del nostro ministero alle ore 12:37» di quella stessa domenica, e specificò che si trattava «di una comunicazione assolutamente informale trasmessa via e-mail, di poche righe, priva di dati identificativi e sprovvista – com’era ovvio – del provvedimento sul quale avremmo dovuto alla fine riflettere». È uno scambio che tra gli altri coinvolse lo stesso Sutera Sardo; alcuni funzionari dell’Interpol; il consigliere diplomatico del ministro della Giustizia, Augusto Massari; la direttrice generale degli Affari internazionali e della cooperazione giudiziaria Mariaemanuela Guerra; il capo dipartimento per gli Affari di giustizia Luigi Birritteri; e la capo di gabinetto Giusi Bartolozzi, di gran lunga la collaboratrice di cui Nordio si fida di più e che in questi anni ha assunto un potere notevolissimo, e per certi versi inusuale, all’interno del ministero.


Published at: 2025-07-14 15:54:23

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