Tutti premettono, alle loro reazioni, la sura che l’Iran non può dotarsi della bomba atomica, proprio come, nel 2003, tutti quelli che avallavano l’invasione dell’Iraq da parte degli Usa dicevano che Baghdad non poteva dotarsi di armi di distruzione di massa (che non c’erano e che non erano neppure in preparazione); tutti invitano alla de-escalation, che è un modo per esorcizzare risposte dell’Iran sopra le righe. Il timore ha, del resto, indotto gli Stati Uniti a evacuare propri cittadini dai Paesi della regione e anche personale diplomatico, in particolare dall’Iraq, che, 23 anni dopo l’invasione, resta un Paese fragile e instabile, ed ad alzare il livello di allerta e di prontezza delle rappresentanze diplomatiche e delle installazioni militari, 40mila gli effettivi Usa presenti nell’area. L’attacco all’Iran dovrebbe, infine, insegnare una lezione ai leader in fila per portare a Trump l’elogio e l’encomio, perché ora il negoziato e la pace “sono possibili”: l’assoluta inattendibilità del magnate presidente, la mancanza di rapporto tra quello che dice oggi e quello che fa domani, che si parli di guerra o di dazi, di persone o di valori.
Author: Giampiero Gramaglia
Published at: 2025-06-22 11:42:58
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