Il suo nome era finito sui giornali di mezzo mondo per essere stato il primo a rifiutare apertamente di aderire alle richieste di Trump di cambiare i programmi e i criteri di ammissione, cosa che invece avevano fatto altre università americane, che di fatto si erano allineate alle politiche del governo. Garber ha gestito la crisi cercando di modificare il “sistema culturale” del campus: ha cambiato il modo in cui vengono gestiti il sistema disciplinare, le proteste e le assunzioni e ha definito l’antisemitismo «un problema reale», raccontando di essersi confrontato con studenti ebrei che gli hanno detto di essersi sentiti esclusi e ostracizzati all’interno dell’università. L’11 aprile ha però ricevuto una comunicazione dall’amministrazione statunitense che fra le altre cose chiedeva di permettere al governo federale di approvare le assunzioni dell’università, di esaminare le richieste di ammissione e di controllare con interviste la libertà di espressione degli studenti e dei docente.
Published at: 2025-05-06 08:43:13
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