In quest’ottica diverse istituzioni hanno scelto il modello delle mostre temporanee, come è il caso del Centre Pompidou di Parigi che, prima della chiusura per restauri per cinque anni (dal prossimo 30 giugno), propone con la collettiva «Paris Noir» una profonda riflessione dedicata al lavoro di una vasta selezione di artisti moderni di colore, caraibici, africani, brasiliani, latino americani, afro-americani, che nel secondo dopo guerra scelsero di vivere a Parigi per un periodo della loro vita per lavorare e affermarsi o per sfuggire dalle persecuzioni politiche e di genere. Ben in evidenza a «Paris Noir» la presenza degli artisti moderni del Senegal e della Nigeria, autori che nei fecondi anni dell’indipendenza - 1960 dalla Francia i primi e dal Regno Unito i secondi - si raccolsero attorno all’idea forte di Panafricanismo o Negritude per rivendicare la propria identità africana, in un contesto di valorizzazione delle differenti culture tradizionali, negate nei lunghi anni del colonialismo. Forte di una tecnica pittorica di prim’ordine, Obiora dedicò gran parte de la ricerca al tema dell’Uli design, una forma astratta di rappresentazione tradizionale usata nelle celebrazioni come decorazione per il corpo e per i muri delle case nel sud est della Nigeria.
Author: di Riccarda Mandrini
Published at: 2025-06-25 07:21:08
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