È una strategia che poggia sulla convinzione che nei prossimi mesi, con ogni probabilità, il mandato della Corte e le sue facoltà di indagini verranno ridimensionate dal Consiglio di sicurezza dell’ONU, che può influenzare in vari modi la Corte, soprattutto in merito a reati come quelli di cui è accusato Almasri, cioè i crimini di guerra. Il governo è dunque convinto di risolversi il problema per via diplomatica e politica, prima che giuridica: perché sia il ministro degli Esteri che quello della Giustizia confidano nel fatto che sarà, tra gli altri, Donald Trump a chiedere di limitare i poteri d’indagine della Corte, e a pretendere una ridefinizione molto più limitata del reato di crimine di guerra. Peraltro il modo in cui è stato scritto l’atto con le osservazioni da parte del governo ha reso di fatto necessario che a replicare fosse non il tribunale della CPI, ma la procura, cioè chi di fatto ha condotto l’inchiesta e ha avviato la richiesta di arresto nei confronti di Almasri: ed era dunque scontato che nelle risposte della procura della Corte venissero ribadite le ragioni che avevano portato a contestare l’azione del governo, le cui obiezioni sono state confutate punto per punto.
Published at: 2025-07-01 13:45:21
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