Fin da quando nel 2006 l’allora presidente messicano Felipe Calderón dichiarò “guerra alle droghe” schierando l’esercito contro i narcotrafficanti, i cartelli messicani hanno dimostrato una grande capacità nell’aumentare le proprie capacità tattiche e la propria potenza di fuoco: la militarizzazione delle operazioni di contrasto al narcotraffico ha spinto le bande criminali a dotarsi di armamenti più potenti, come lanciarazzi e mitragliatrici montate sui pick-up, e ad aumentare le strategie per il controllo del territorio. A Culiacán lo si è potuto vedere in due occasioni simili: nel 2019 e nel 2023 la città fu bloccata da vaste operazioni di guerriglia urbana avviate dal cartello di Sinaloa contro poliziotti e soldati, che avevano arrestato Ovidio Guzmán López, uno dei figli di El Chapo e fratello minore di Iván Archivaldo. Sotto El Chapo l’organizzazione agiva in maniera più o meno unitaria, ma con il suo ultimo arresto, nel 2016, la sua estradizione negli Stati Uniti, nel 2017, e la sua condanna all’ergastolo, nel 2019, il cartello è divenuto più che altro un raggruppamento di diverse organizzazioni, che a volte condividono risorse e altre si combattono ferocemente nelle strade e nelle campagne per controllare i laboratori in cui vengono prodotti gli stupefacenti (principalmente il fentanyl) e i punti di passaggio al confine con gli Stati Uniti, dove si trovano i loro clienti.
Published at: 2025-05-13 13:03:46
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