Profitti crescenti ai privati, controllo sui cittadini (spesso colpevolizzati o chiamati all’ordine sacrificale richiesto dall’Emergenza), squalificazione del sapere critico scientifico, colonizzazione della stampa e di tutti i canali comunicativi (propaganda massiccia e capillare): questi sono stati i principali vettori di una politica al servizio dei mercati, incline a spegnere sul nascere il conflitto sociale e le istanze di giustizia che esso porta con sé. L’invito all’astensionismo militante per quanto riguarda i cinque referendum dell’8/9 giugno è un esempio clamoroso della subalternità culturale e politica di un’area che fatica a stare concretamente nei problemi del tempo e che, avendo subìto ostracismo negli anni feroci del Covid, si chiude in schemi reattivi simmetrici e complementari a quelli escludenti del sistema. Non servono sacche chiuse e settarie di rabbia impolitica, ma una prassi convergente di lotte che tengano insieme tutte le istanze vitali di questo momento storico: no al riarmo, sì ai diritti del lavoro e alla giustizia sociale, sì ai diritti civili, sì a politiche per la salute che scelgano la via del dialogo con i cittadini e dell’informazione corretta (non degli obblighi scriteriati e della repressione), no alle logiche di privatizzazione dei beni comuni, no al suprematismo bianco di un Occidente che guarda dalla finestra mentre continua lo sterminio dei palestinesi in diretta su Tik Tok, no allo stato di polizia.
Author: Sara Gandini
Published at: 2025-06-07 06:05:23
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