Lo stallo diplomatico tra Mosca e l'Europa non è stato risolto con gli ultimatum dei giorni scorsi: né dall'iper-attivismo dell'Eliseo privo di risultati, né dall'espressione di contrarietà alle richieste russe, esplicitata a margine della riunione della Comunità politica europea a Tirana, in cui Parigi, Londra, Berlino e Varsavia hanno bocciato senza proposte alternative lo status di neutralità per l'Ucraina, la rinuncia alle riparazioni di guerra e il riconoscimento della perdita della Crimea e delle 4 regioni occupate come russe. E ieri si è sfilata anche la Polonia dal quartetto, almeno dal confronto telefonico con cui Macron, il britannico Starmer e Merz provano a chiedere a The Donald di ottenere da Putin un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni e, con ogni probabilità, l'impegno a sedersi a un tavolo di trattativa che preveda la presenza di alcuni Paesi occidentali in Ucraina. Ma nel suo ruolo di ponte con gli Usa, riconosciuto ieri anche dal vicepresidente Usa Vance, era già stata la premier Meloni a telefonare a Trump, sabato, per parlare della crisi in vista del colloquio tra lo zar e il tycoon; e lo ha fatto da una posizione sganciata da qualunque piano franco-britannico che ipotizzi l'invio di truppe in Ucraina senza passare prima da una cornice internazionale come le Nazioni Unite, e dunque da un processo diplomatico.
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Francesco De Remigis)
Published at: 2025-05-19 03:00:02
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