Sempre nel sottotitolo si legge che Israele “insiste sulla distruzione totale di Hamas”, che evidentemente è parte di quel che rimane in sospeso, come divergenze restano “sui meccanismi di attuazione [del cessate il fuoco], in particolare sulle clausole relative al ritiro [dell’IDF] e agli aiuti umanitari”, che Hamas vorrebbe non siano monopolizzati dalla Gaza Humanitarian Foundation, l’organismo umanitario genocida che li gestisce attualmente (sono più di 700 i palestinesi uccisi dai soldati israeliani e dalla sicurezza della GHF mentre cercavano di ricevere gli aiuti). Detto questo, anche se alla fine Trump la spuntasse, tutto resta sospeso alla sanguinaria imprevedibilità del premier israeliano, che potrebbe facilmente eludere il passo cruciale dell’accordo in fieri, quello in cui si dichiara solennemente che durante la tregua di 60 giorni si dovrà trattare per arrivare a una pace duratura e che il negoziato dovrà proseguire, insieme alla tregua, se in quella finestra temporale le trattative non avranno conseguito tale esito. Ciò consentirà a Tel Aviv di avere una grande influenza sul Paese confinante, che però dovrà dividere con quella esercitata dalla Turchia, che vede in tal modo ridimensionato il sogno di fare di Damasco il trampolino di lancio del nuovo impero ottomano per il quale il presidente Erdogan si è tanto profuso nel decennio passato, associandosi alle manovre per rimuovere Assad sia in maniera diretta sia facendo del suo Paese una testa di ponte per le sanguinarie iniziative dei suoi alleati d’Occidente, che hanno scatenato nel Paese le bande di tagliagole ascese al potere.
Author: davide
Published at: 2025-07-08 16:00:34
Still want to read the full version? Full article