A ottant'anni dai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, il 6 e il 9 agosto 1945, la memoria di quell'immane olocausto rimane incisa nella memoria collettiva e per decenni è stato il maggiore deterrente a qualsiasi opzione nucleare, passando per le notti di paura dell'America al tempo della presidenza Kennedy e per il trattato per la deterrenza firmato da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov nel 1987. Sono però due artisti europei, Marguerite Duras e Alain Resnais, a trasformare nel 1959 il fatto storico in monito all'umanità con "Hiroshima Mon Amour", un'opera che sconvolge la coscienza civile fin dalla prima presentazione al Festival di Cannes e che annoda nel segno della memoria l'incontro tra un architetto giapponese e un'attrice francese, testimoni delle "morti inutili" tra la Francia occupata e il Giappone messo in ginocchio dalla sconfitta. Se il successo del manga "Gen a Hiroshima" si traduce in tre live-action e due celebri "anime" di Mori Masaki con l'orrore narrato dal ragazzino di "Gen a piedi nudi" (1983), sono due maestri come Shoei Imamura ("Pioggia nera", 1989) e Akira Kurosawa ("Rapsodia in agosto", 1991) a rileggere quei giorni trasformandoli in un inno alla pace, mentre Hollywood fornisce solo un edulcorato racconto del "Progetto Manhattan" firmato da Roland Joffé con Paul Newman ("L'ombra dei mille soli", 1989).
Published at: 2025-08-05 11:50:06
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