Hamas e la resa dei conti nella Striscia con i clan rivali. Le ipotesi sul disarmo del gruppo islamista: condizioni e scenari

Hamas e la resa dei conti nella Striscia con i clan rivali. Le ipotesi sul disarmo del gruppo islamista: condizioni e scenari


Uno dei principali è senza dubbio il citato clan dei Doghmush, attivo nei quartieri di Tel Hawa e Sabra, a Gaza city; poi c’è il clan Al Mujaida, con base a Khan Younis, allineato ad al Fatah, storicamente ostile ad Hamas, che già lo scorso 3 ottobre aveva perso decine di uomini nel corso di un raid di Hamas, che a sua volta avrebbe riportato perdite; a Khan Younis opera anche il clan Khanidak, nonché in particolare gli uomini guidati da Hossam Al Astal: accusato di aver partecipato all’uccisione di un membro di Hamas in Malesia nel 2018, cacciato dai servizi legati all’ANP, Al Astal nei giorni scorsi ha anche rilasciato una intervista al Times of Israel, nella quale ha promesso di “combattere Hamas fino alla sua scomparsa”, nonché ammesso candidamente di aver ricevuto “sostegno da Israele, alcuni paesi arabi ed europei”. Un’altra formazione impegnata in scontri con Hamas – ma non è chiaro quanto sia “integrata” nelle altre formazioni – è poi quella denominata “Forze popolari”, e guidata da Yasser Abu Shabab, ex carcerato, a capo del clan omonimo nella tribù dei Tarabin, attiva nella città meridionale di Rafah: gli uomini di Abu Shabab, che nei mesi scorsi erano stati informalmente incaricati dalle stesse IDF di “proteggere” i convogli umanitari in ingresso nella Striscia, sono accusati di averli saccheggiati, nonché di ricevere l’aperto sostegno delle stesse IDF, per rafforzare la loro presenza in aree in cui Hamas è meno radicata. E’ però da escludere, al di là dei rapporti con Israele, e a maggior ragione in un contesto di conflitto civile latente, come quello di questi giorni, che Hamas accetti di deporre le armi – soprattutto quelle leggere, e/o adatte alla guerriglia urbana – senza aver ristabilito e rafforzato un predominio interno, senza la sicurezza che il cessate il fuoco sia sostenibile nel tempo, e senza la garanzia che la futura fase di transizione sia affidata a soggetti palestinesi, che guidino l’embrione di Palestina al di fuori dell’occupazione.

Author: Lorenzo Forlani


Published at: 2025-10-13 12:28:42

Still want to read the full version? Full article